lunedì 26 aprile 2010

Anche tra di noi è arrivata la paura dell'altro.

Caro Segretario,
le scrivo dal cuore della regione più “rossa” d’Italia. Il centrosinistra qui ancora vince ma inizia ad essere in difficoltà. Nelle scuole ho constatato con sgomento il fastidio con il quale i giovani guardano alla povertà. Il povero non ispira più quel sentimento di compassione che spesso ha animato l’uomo davanti alle sventure di un suo simile; ora la povertà ispira fastidio, a volte disprezzo. Questo sentimento è il perno dell’attuale successo della Lega tra i giovani. Il problema non sono solo gli immigrati ma chiunque si dimostri un po’ meno “luccicante” di loro. La scuola non riesce ad arginare questa ondata di disprezzo perché non è attrezzata per contrastare il messaggio di agenzie educative molto più aggressive. La scuola ha bisogno di essere riorganizzata permettendo ai ragazzi di passarvi la maggioranza del loro tempo. Questa è una sfida che noi, prima o poi, dovremo deciderci a raccogliere perché solo allora la Lega avrà davvero vita dura. Il clima di paura colpisce soprattutto le donne, vogliono persuaderci che il mondo è troppo pericoloso per noi. La paura costringe a chiudersi in casa, ad uscire solo se accompagnate da qualcuno, uomo ovviamente. Al centrosinistra serve il cuore per appassionare i giovani, il coraggio di aprirsi alla conoscenza di nuovi modelli di sviluppo e di diversi stili di vita, la coerenza di interpretarli con scelte e comportamenti personali.
Quella stessa coerenza per la quale il mio bisnonno non andava in paese la domenica per non dover indossare la camicia nera, mio nonno partigiano ha combattuto in montagna e per la quale io scelgo, nel mio piccolo, di arrivare sempre in sezione in bicicletta.

(Lettera di Cecilia Alessandrini, giovani iscritta PD, pubblicata oggi su L'Unità.)

lunedì 12 aprile 2010

Non ci sono parole per descrivere questa vergogna

Mentre in Italia siamo tutti concentrati a dibattere se sia meglio il semipresidenzialismo alla francese e corretto alla padana, oppure il sistema tedesco corretto all'italiana, in Italia si muore: si muore sui posti di lavoro, si muore dalla disperazione, e si muore perchè sei nero.

Questo è quello che successo nel milanese, dove i medici dell'ospedale di Cernusco si sono rifiutati di prestare le necessarie cure ad una bambina di 13 mesi in preda alle convulsioni e al vomito solo perchè il padre, avendo perso il lavoro qualche settimana prima, non aveva le carte in regola (secondo la leggendaria Bossi-Fini) per rinnovare il permesso di soggiorno, e di conseguenza la tessera sanitaria sua e degli altri componenti della sua famiglia.

Nell'epoca in cui gli Stati Uniti estendono l'assistenza sanitaria a tutti, nell'Italia di Berlusconi e Bossi succede anche questo.

Il Partito Democratico chieda subito al Ministro (in)competente di venire subito a riferire in Parlamento sulla vicenda.

Riporto qui l'articolo tratto dalla edizione milanese de La Repubblica.

domenica 11 aprile 2010

Omicidi collaterali

Tutti siamo consapevoli degli orrori della guerra. Anche chi non ne ha vissuta una sa che è una barbarie. Eppure chiunque abbia a disposizione diciassette minuti e quarantasette secondi dovrebbe andare su wikileaks.org e guardare il video girato il 12 luglio 2007 da un elicottero Apache statunitense durante un’azione alla periferia di Baghdad. Nelle immagini si vede un gruppo di civili iracheni. Tra loro c’è un fotografo dell’agenzia Reuters. I militari pensano che il suo teleobiettivo sia un’arma. Dall’elicottero cominciano a sparare e uccidono undici persone. Nell’attacco restano feriti anche due bambini. “È colpa loro se li portano in guerra”, dirà uno dei soldati americani dopo essersi accorto di averli colpiti. Interpellati dalla Reuters, i militari hanno sempre sostenuto di aver attaccato un gruppo di “forze ostili” e di non sapere come sia morto il fotografo né di come siano rimasti feriti i bambini. Le immagini, invece, dimostrano il contrario. Gli Stati Uniti, dirà qualcuno, sono un grande paese anche per questo: riescono a macchiarsi di orrori indicibili, ma trovano sempre il modo di denunciarli. È vero. Gli orrori, però, sarebbe meglio evitarli.

domenica 4 aprile 2010

Nel paese della bugia, la verità è una malattia.

I quotidiani locali ci consegnano oggi una fotografia di quello che, istituzionalmente e politicamente, succede a Monsummano. Sul Tirreno infatti si legge un articolo del sindaco Rinaldo Vanni che è impegnato in una antipatica controversia con la società Autostrade S.p.a. la quale, dopo aver sottoscritto con il Comune di Monsummano nel 2007 una convenzione per la installazione delle barriere antirumore lungo il tratto autostradale che attraversa il nostro territorio in zona Grotta Parlanti, adesso intende disattenderla barricandosi dietro la scusa della realizzazione della terza corsia dell’autostrada A11 da Lucca a Firenze. Il Sindaco quindi si mette doverosamente a fianco dei cittadini, prima di tutto quelli delle zone interessate che da anni aspettano l’installazione delle barriere, ma anche di tutti gli altri monsummanesi, perché negli ultimi anni i bilanci del nostro comune, per ottemperare a quell’impegno, hanno visto accantonare annualmente delle cifre importanti che avrebbero potuto essere utilizzate anche diversamente.

Ben altro tenore invece su La Nazione, dove il coordinamento locale del PDL non perde occasione, nemmeno a Pasqua, di candidarsi a vincere il campionato della bugia. Oltre a ritirare fuori la solita polemichetta spicciola sull’elezione dei revisori dei conti, vicenda vecchia di quasi un anno, stavolta l’emergenza democratica consisterebbe nell’approvazione del bilancio di previsione “senza aver minimamente coinvolto il PDL nelle sedi appropriate”. Ecco l’ennesima bugia: il coordinamento del PDL sa benissimo che per questo bilancio di previsione l’attenzione nei confronti anche delle minoranze è stata senza precedenti, tanto che oltre alle abituali commissioni consiliari (in occasione delle quali i membri dell’opposizione hanno però fatto letteralmente scena muta) è stata formalmente convocata una commissione verso la fine di gennaio (quindi oltre due mesi fa) in cui il Sindaco e il sottoscritto (in qualità di assessore al bilancio) hanno presentato alle opposizioni le linee guida del bilancio in un momento in cui ancora non era stato approvato dalla giunta. Il risultato di cotanta apertura fu un totale disinteresse delle opposizioni che, eccezion fatta per il consigliere Scannella (che era presente in veste di presidente della commissione stessa), non si sono nemmeno degnate di presentarsi, salvo poi accusarci di non averle coinvolte.

E non si vergognano nemmeno di mentire pubblicamente: dichiarano di aver abbandonato l’aula perché in disaccordo sulle modalità di redazione del bilancio, ma la sera prima se ne erano andati non certo per questo ma perché un atto non era stato portato in commissione (le stesse commissioni a cui loro non partecipano). Dicono di essersi comportati così per dare un segnale forte: sì, di quanto (poco) valgono come opposizione.